Genoni
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Genoni e il suo territorio
ORIGINI
L'origine antichissima del paese è attestata dalle numerose costruzioni presenti nel territorio; nella cartina di densità dei nuraghi, realizzata dal prof. Giovanni Lilliu, Genoni rientra fra le zone con densità superiore a 0,60 nuraghi per km², molti dei quali sono tuttora visitabili.
La posizione sopraelevata del colle di Santu Antine, su cui è adagiata Genoni, ha sicuramente invitato le popolazioni, sin dai tempi più remoti, a stabilirsi in quest’area.
Punici, Romani e molto probabilmente anche i Vandali hanno raggiunto e poi scelto di abitare sia la Giara che il colle di Santu Antine; come lasciano ipotizzare le rovine individuate delle diverse epoche.
Le mura di una fortezza punica sul colle, e, sempre in cima alla collina, le rovine di una chiesa romana dedicata a Sant’Elena e San Costantino.
I villaggi di Santu Pedru, Mammuzzola, lo spettacolare Bruncu Suergiu e il pozzo sacro de Sa corona arrubia.
Il paese non ha mai raggiunto grosse dimensioni, probabilmente per la posizione defilata rispetto alle vie principali.
PAESAGGIO
Il territorio comunale di Genoni, parte della regione storica del Sarcidano (Sardegna centrale), si estende su una superficie di circa 44 km2, a quote comprese fra circa 300 e 600 m s.l.m.(Genoni, 447 m s.l.m.). Questo territorio, pur non molto esteso, mostra una singolare varietà di paesaggi geomorfologici; per via di una prolungata evoluzione geologica e paleogeografica che ha visto il succedersi di importanti eventi tettonici, vulcanici, sedimentari e morfogenetici che si possono far risalire a circa 300 milioni di anni fa, ovvero alla fine dell’Era Paleozoica, ma con una maggiore incidenza negli ultimi 25 milioni di anni circa. Domina questo morbido paesaggio il caratteristico rilievo tronco-conico isolato del monte di Santu Antine (591 m s.l.m.), anch’esso, come il Parco della Giara, scolpito nelle marne del Miocene e recante alla sommità un lembo residuo di basalto del Pliocene. Sul versante sudorientale di questa collina si adagia, in bella posizione moderatamente rilevata, l’abitato di Genoni, l’una e l’altro formanti insieme un suggestivo binomio paesaggistico ormai classico nell’Isola e fortemente caratterizzante questo territorio. Il territorio vanta una presenza umana millenaria attestata da un considerevole numero di nuraghi, reperti e un pozzo sacro.
IL PARCO DELLA GIARA
Il nome Giara, Sa Jara, deriva probabilmente dal latino glarea (ghiaia), con riferimento alla diffusa pietrosità che caratterizza la superficie dell’altopiano. L’altopiano di basalto pliocenico della Giara (500–600 m s.l.m.) circondato da 11 comuni, si sviluppa per circa 45 km² di territorio. Ripide falesie di scura roccia lavica, da cui talora precipitano scroscianti cascatelle, contornano questo vasto altopiano, la cui sommità sorprendentemente pianeggiante è impreziosita dai suggestivi ristagni d’acqua dei paulis (Pauli Tramatzu, Pauli Maiori, ecc.) con le loro splendide, biancheggianti fioriture primaverili dei ranuncoli d’acqua. Gli scoscesi pendii della Giara, rigogliosi di verdeggianti boschi e macchia mediterranea, sono modellati nei teneri sedimenti marnosi marini del Miocene, a tratti incisi da ripidi canali d’acqua stagionali. In questi versanti, frequenti sorgenti (funtanas o mitzas) traggono spesso origine dalle infiltrazioni delle acque piovane lungo il reticolato di diaclasi che attraversa la roccia basaltica sommitale. Grazie alle sue notevoli valenze paesaggistico-naturalistiche, l’altopiano della Giara è stato inserito fra i nove parchi naturali previsti dalla Legge Regionale n° 31 del 1989
COSA VEDERE A GENONI
Il Museo del cavallino della Giara nasce con l’intento di valorizzare e preservare due aspetti caratterizzanti del nostro territorio:
Il cavallino della Giara far conoscere questa razza equina, unica al mondo, che ancora oggi vive sull’altipiano basaltico della Giara
svelare gli usi e i costumi di un territorio ricco di tradizioni legate, in parte, a questo importante animale.
Il museo, allestito all’interno di una antica e tipica casa genonese fedelmente ristrutturata, si articola in due sezioni, una relativa al cavallino della Giara e al cavallo in genere e un’altra prettamente etnografica, dedicata alla cultura contadina del territorio.
La creazione del Convento di Genoni Arcidiocesi di Arborea – Oristano che, come nei casi di Gadoni e Fonni, spingeva i Frati Minori ad aprire nuove fondazioni nella loro giurisdizione.
La decisione di fondare il Convento risale al 12 dicembre 1609, anche se era indicato come paese ospitante Laconi. Fu importante la figura di P. Pietro Locci per far preferire Genoni a Laconi: egli convinse anche il Marchese di Laconi in tale decisione, mentre l’assenso da parte dell’Autorità Ecclesiastica competente viene dato il 20 luglio 1638.Il mandato ufficiale al P. Pietro Locci per fondare il nuovo Convento di S. Sebastiano a Genoni risale al 28 ottobre 1638. L’atto costitutivo è datato 14 ottobre 1638.
Le due chiese antiche di S. Sebastiano Martire e del SS. Sepolcro ( chiamata così perché attigua al cimitero) furono il luogo scelto dove costruire il Convento; le suddette chiese vennero unite. Si costruì una terza chiesa, in onore di S. Sebastiano Martire, che diede nome e titolo al Convento. Alla sua costruzione parteciparono gratuitamente gli abitanti di Genoni, con una giornata lavorativa a testa, come stabilito dai capitoli d’intesa tra i Frati Minori di Sardegna e il Popolo e la Comunità di Genoni. Le condizioni dei Frati verso la Comunità erano:
una presenza stabile e permanente di una Comunità francescana, composta da non meno di 12 Frati, il cui compito principale è di natura pastorale
un Predicatore stabile per tutto l’anno per la Predicazione della Quaresima, Avvento e ogni altra festività cristiana della Parrocchia
un insegnante di Grammatica per i ragazzi studenti di Genoni e nel futuro aprire uno studio di Retorica e Filosofia
La collaborazione e partecipazione con la Comunità in ogni impegno pastorale e spirituale del paese
Agli inizi il rapporto tra i religiosi e il paese fu proficuo; il Convento possedeva anche delle terre, affinché i Frati applicassero i frutti derivanti dalle Messe. Fu importante anche il suo ruolo culturale all’interno della Comunità; infatti, nel 1778 venne stilato un elenco dei volumi presenti nella Biblioteca del Convento, dando un totale di 413 volumi divisi nelle sezioni: Sacra Scrittura, Teologia Morale, Teologia Mistica, Filosofia, Storia, Agiografia, Predicazione, Liturgia, Francescanesimo, Mariologia, Teologia Sacramentale, Letteratura Classica, Grammatica e Retorica.
Dalla fine del XVIII all’inizio del XIX secolo, però, il Convento di S. Sebastiano va incontro alla decadenza. Intorno al 1840 Casalis nota che “i frati sono oramai ridotti a tre o quattro da molti che erano in altri tempi”. Ciò era dovuto a incomprensioni nate tra i Religiosi e l’Amministrazione Comunale di Genoni, basate su accuse reciproche di disattenzione e inadempienza di patti e condizioni iniziali. I Frati venivano accusati di non adempiere più all’ istruzione dei giovani come in passato, mentre all’amministrazione era rimproverato il fatto di non remunerare gli insegnanti del Convento.
P. Benedetto Pillitu, dopo aver visitato il Convento di Genoni, il 30 gennaio 1861 scrive a P. Bernardino Trionfetti da Montefranco di aver deciso di ritirare i Frati da Genoni. La decisione scaturiva dalla presa di coscienza dei rapporti ormai tesi tra i Religiosi e la Comunità, indicata dal Padre come “non riconoscente popolazione”. I problemi indicati erano sia di natura economica – gli insegnanti non remunerati- che di sicurezza – l’edificio dove alloggiavano i frati era pericolante- .
Nel 1862 vennero soppressi i Conventi della Provincia di S. Saturnino ( di cui faceva parte anche Genoni) da parte del Governo Italiano.
La chiesa parrocchiale intitolata a Santa Barbara in origine era una chiesa secondaria dedicata alla Madonna delle Grazie. Le sue primitive strutture sono del XII secolo e la parte più antica è costituita dalla crociera in pietra riportata alla luce durante i lavori di restauro del 1986. Sin dalle origini la forma della chiesa venne ampliata con una grande navata che la rese a croce latina e con una volta a capriate in legno.
Nel corso degli anni si sono resi necessari diversi lavori di restauro: in particolare si ricorda l’intervento del 1808 col quale venne collocato l’attuale altare maggiore in marmo che sostituì quello in legno del 1654. Nel 1923 venne corstruita una nuova cappella dedicata a San Salvatore da Horta. Nel 1986, nel corso di importanti lavori di restauro, è stata ripristinata la pavimentazione in marmo levigato e nel 2008 si è intervenuti all’interno al fine di eliminare vistosi fenomeni di umidità dalle pareti.
I festeggiamenti in onore di Santa Barbara patrona di Genoni si celebrano il giorno 4 dicembre.
La Sardegna presenta, in diverse aree del suo territorio, frammenti preziosi della sua storia geologica.
Nel territorio di Genoni, negli anni Ottanta, è stato scoperto un sito di valenza geologica e paleontologica molto importante.
Un odierno scenario tropicale può aiutarci ad immaginare come poteva essere Duidduru nel Miocene; la stratigrafia del sito e la ricchezza dei fossili presenti sono alcuni elementi che rendono il sito interessante dal punto di vista scientifico.
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Il parco della Giara, Giara di Gesturi o Sa Jara Manna, (500–600 m s.l.m.), ricade su 4 Comuni: Genoni, Gesturi, Setzu e Tuili. Si sviluppa su 44 kmq, circa 15 dei quali sono appartenenti al Comune di Genoni. Il nome Giara (Sa Jara, Pranu ‘e Jara) sembra derivare dal latino glarea (ghiaia), con riferimento alla diffusa pietrosità che caratterizza la sua superficie.
La Giara è un altopiano basaltico dai lineamenti caratteristici, un’enorme fortezza naturale nel centro della Sardegna che custodisce una flora ricca di endemismi e un ambiente fiabesco. È nota soprattutto per la presenza dei cavallini della Giara, per le fioriture primaverili e per i laghetti conosciuti come Paulis.
Ripide falesie di scura roccia lavica, da cui talora precipitano scroscianti cascatelle, contornano questo vasto altopiano, la cui sommità sorprendentemente pianeggiante è impreziosita dai suggestivi ristagni d’acqua dei paulis (Pauli Tramatzu, Pauli Maiori, ecc.), con le loro splendide, biancheggianti fioriture primaverili dei ranuncoli d’acqua. Gli acclivi pendii della Giara, rigogliosi di verdeggianti boschi e macchia mediterranea, sono modellati nei teneri sedimenti marnosi marini del Miocene, a tratti incisi da ripidi canali d’acqua stagionali. In questi versanti, frequenti sorgenti (funtanas o mitzas) traggono spesso origine dalle infiltrazioni delle acque piovane lungo il reticolato di diaclasi che attraversa la roccia basaltica sommitale.
Il sito archeologico di Bruncu Suergiu si trova nel Parco della Giara, all’interno dell’area dell’Agris nel territorio comunale di Genoni.
Il sito archeologico è nascosco dalla vegetazione e difficile da raggiungere. Tracce di viabilità antica, un ampio insediamento con impianti produttivi, strutture di fortificazione caratterizza il sito. Oltre all’enorme quantità di materiale, un ampia terrazza, in parte naturale e in parte costruita dall’uomo in tempi antichi, si affaccia sul Campidano offrendo una vista mozzafiato. Solo il panorama ripaga la lunga e difficoltosa camminata. L’area archeologica, posta sotto tutela dal Ministero dei Beni Culturali è di circa 11 ettari.